mercoledì 20 maggio 2009
mi-vida
vaffa... te e l'importanza
Il presidente della Regione Puglia, nonché capo di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola, ha sempre attirato le mie simpatie, per il suo operato e per le sue scelte, tra il personale e il politico. Il ministro Maurizio Gasparri, invece, ha sempre attirato le mie antipatie, perché rappresenta tutto quello che nella politica non dovrebbe esserci, a partire dall'ignoranza alla bieca sottomissione ai leader di parte. Bene, detto questo, mi chiedo che cosa sia considerato realmente importante nel servizio d'informazione che un quotidiano nazionale come il Corriere della Sera decide di offrire, se il "vaffa" pronunciato tra i denti da Vendola all'indirizzo di Gasparri, durante una di quelle forme di bagarre riempi-serata quale Ballarò (con tutto rispetto, ma tra L'Infedele di Lerner il lunedì, Floris il martedì e Annozero santoriano il giovedì, c'è da farsi venire un'ulcera, aldilà del valore dei programmi), o l'ottuso difensismo del ministro nei confronti del suo premier, ovvero è più importante l'indignazione di fronte alla contraddizione di un potere corrotto, o la manifesta pecorinaggine giustificatoria della maggioranza?
domenica 17 maggio 2009
the sound of silence?
giovedì 14 maggio 2009
doppio click
«"Io sarò la vostra coscienza e la vostra vergogna, la condanna alle vostre misere vite future. Io sarò la voce delle vostre vittime, le lacrime impiccate sugli occhi stanchi, stanchi dopo le ore passate a cercare di convincervi della bontà delle cose. Io sarò lo sguardo deluso dell'ultimo corpo che vi raggiunse con speranza, truffato dalla disperazione di una solitudine improvvisamente interrotta. E perchè mi fate schifo tutti, sarò la voce, la coscienza, l'emblema della vostra vergogna" disse, e poi si allontanò dalla stanza, spegnendo il suo stesso entusiasmo nel fumo di una sigaretta senza filtro.»
mercoledì 13 maggio 2009
la giornata del fauno urbano
La metropolitana, in quell'ora strana tra le 9 e le 10, è sì piena, ma non affollata: ancora non si sudano fiotti di umori e feromoni. Si arriva alla destinazione carichi delle sgomitate, pieni di vitalità, in più oggi splende il sole e il vento fresco del mattino rende tutto più tollerabile. Si sale un piano, peccato la comunicazione fallace, quel che è privato sembrava pubblico, poco male, si esce e si ha tutta la giornata davanti, si possono anticipare appuntamenti, ci si può prendere del tempo. Ad esempio nella piazza si può salire sul tram della nostalgia, il serpente arancio che percorre una delle grandi direttrici verso nord, per poi, a sorpresa, girare verso la piazza che ha il nome delle scienze. Tutto è diverso, lo spazio è come avevi immaginato che sarebbe diventato, o come avevi sperato che sarebbe diventato, e sei un bambino che si stupisce di ogni angolo, di questo tripudio di gente: c'è primavera, sei l'abitante della metropoli simmeliana ma non hai ancora assunto un atteggiamento blasé, perdi tempo girando intorno, tanto la meta non si sposta, ci arriverai con calma, ora vuoi solo vedere cosa hai visto nascere e non hai potuto vivere. Chi lo avrebbe mai detto. Ti balena in mente l'idea che la bellezza degli obiettivi manifesti nasconda una cruda politica negli obiettivi impliciti e non detti: campus/ghetto? Deciderà il lungo periodo. Tu oggi sei un indiano metropolitano. Riesci ad attraversare la città, dopo le ore con la vecchia amica al nuovo convegno su vecchi miti, in meno di mezz'ora per sorseggiare una fresca bevanda di malto e luppolo e scoprire, dal racconto lagunare dell'amica redeunte, quanto piccolo possa essere questo triste mondo malato, in cui oggi il sole la fa da padrone che sembra agosto. Ti viene in mente la revolution, e l'estate al forte. Non resta che tornare a casa, per la strada più lunga.
lunedì 11 maggio 2009
la considerazione delle persone
«(...) che questa volta - anche questa volta? - aveva ricoperto il ruolo che qualcuno sembrava avergli assegnato, senza chiedere l'autorizzazione al trattamento della vita personale, ovvero il ruolo del fraintenditore, del pensatore e del creatore di equivoci; mentre aiutava il giovane amico a organizzare l'incontro con il compagno di sempre, o ascoltava dal giovane amico le confidenze di un incontro che sapeva di primavera, cercava di immaginare perché, nonostante lui stesso avesse sempre un chiaro atteggiamento aggressivo verso le persone che destassero il suo interesse, diciamo, primaverile, queste non facessero altro, da sempre, che crederlo un'amichevole disponibilità, sentendosi galvanizzati nel fare del povero fraintenditore il contenitore delle proprie confidenze esistenziali, trovando fertile terreno nel generoso e disponibile altruismo che lo contraddistingueva, rinsaldando un ruolo di cui era realmente stanco, che faceva pensare che fosse sempre lui a sbagliare nella percezione del significato nelle situazioni; quando invece tutto suscitava in lui la gelosia dell'orgoglio, quella sensazione di fastidio (...)»