venerdì 29 gennaio 2010

l'ansia dell'immobile

«Le possibilità iniziavano a sfumare lentamente, sotto il peso della gabbia di ferro della burocrazia. Si faceva avanti solo l'ansia della rimanenza, la paura di dovere restare, per una maledetta imperfezione del sistema. Nemmeno le (...)»

martedì 12 gennaio 2010

l'mperfezione del karma

«(...) male senza accorgersene. L'amante di quattro anni prima che lo blocca, una volta rintracciato, il ragazzo di un paio d'anni prima che non dà segnali di risposta ad alcun messaggio su alcun tipo di messaggeria. Che queste persone lo odino, è una probabilità, che non vogliano avere niente a che fare con lui, ormai, è una certezza. Ma si può fare così male a qualcuno da indurre in questo qualcuno il desiderio di troncare ogni rapporto? E lo si può fare senza accorgersene? È quindi così cattivo, così evitabile? Lui conosce solo il male che gli hanno fatto, quel male, quella cattiva storia. La mattina dopo l'incidente, pensa a quel dolore, a quella cattiveria, e si chiede se il karma non sia, per così dire, imperfetto, malfunzionante, o semplicemente cieco. Forse anche il dolore, come la fortuna (...)»

sabato 26 dicembre 2009

la natura del vuoto

«Quando si sentì dire "Allora, io vado", capì che non lo avrebbe mai più rivisto, né sentito. Lo capì, o forse fu solo una deduzione, derivata dai racconti che le sue protettrici gli avevano riportato durante la serata, i racconti dei discorsi su di lui in sua assenza. Le bombe sganciate non esplosero come avrebbero dovuto, questo successe. Così, salutandolo con le formalità di un futuro incontro, la cui responsabilità egli divise alla pari con l'altro, si allontanò con le parole che non si erano voluti dire, con la delusione di chi si aspetta un ultimo confronto, ma non ha altro che una fitta di terrore alla bocca dello stomaco.»

sabato 21 novembre 2009

centosessanta / potenza

«(...) di speciale, di diverso. Non puoi capire quest'amore. Ha poco a che vedere con l'amore che si può dire. E infatti una volta non si poteva nominare. Era l'amore che non dice il suo nome. Eppure quanto dice, questo amore. Non è come fra lei e te, quest'amore istituzionale che non ha bisogni di inventarsi. È un eterna creazione, è un amore creativo. Tu non capisci quale sia la sua potenza. La sua ricchezza. Non è più ricco di altri, è solo ricco per sé. Io posso amarti come nessun altra ti amerà, perché io so come sei, il tuo corpo è il mio corpo riflesso. So cosa ti piace, la mia mente è composta dello stesso materiale. So come pensi, hai segreti che sono segreti come i miei. Sei un uomo nel mondo come lo sono io. Io ti potrei amare così, diverso, perché io (...)»

lunedì 16 novembre 2009

passeggiare

Io sono la puttana, la puttana dell'amore a caso.


Distribuisco a tutti parti maltagliate dell'amore che ho dentro, inespresso.
Io sono la puttana del caso, alludo e mi illudo che sia tu, il prossimo mio.
Io sono la puttana, ti cingo di simpatica avvenenza e ti catturo nel vortice dei miei discorsi.
Io sono la puttana dell'amore a caso, ti faccio ridere alle mie battute, mi vendo a te come il migliore dei prodotti, ti dono il ricordo di me e il mio nome, la mia franca sfacciataggine come modo di vivere bene la vita le cose il tutto.
Io sono la puttana e tu sei mio perché non può essere altrimenti, perché ti ho sedotto di me.

Io sono la puttana, la puttana dell'amore a caso.

Amami.

venerdì 13 novembre 2009

epicuro

Epicuro deve essere stato molto solo. Deve avere cercato a lungo l'amore puro, senza trovarlo. Avrà probabilmente ricevuti più calci che carezze, più insulti che lodi. Egli cercava un amore come glielo avevano insegnato a scuola. Come quello che vedeva fra i suoi compagni. Cercava Eros, cercava la passione istantanea. Rimase solo. Dev'essere stato molto solo se pensò, un giorno, che l'unica cosa che poteva fare per sopravvivere era diventare Epicuro dell'epicureismo, e cercare l'edoné come principio e fine di tutto. Il piacere statico del piacere per sé.

giovedì 29 ottobre 2009

enlarge your ego

L'impotenza è la sensazione di non avere potere su ciò che si desidera, perché ciò che si desidera è aldilà delle proprie possibilità, quand'anche si avessero delle possibilità(1).

Il mito di salvazione è la costruzione di un sistema internamente coerente di giustificazioni dello status quo, o delle proprie aspettative su una situazione, quando queste esternamente siano effettivamente poco fondate se non addirittura improbabili e non plausibili. Il mito di salvazione si compone di momenti e dettagli che vengono inanellati in maniera sequenziale al fine di dimostrare la bontà di una situazione che nel suo complesso non è affatto buona o non corrisponde all'immagine che di quella situazione si ha.

È ricorrente il ricorso al mito di salvazione quando ci si sente impotenti di fronte ad un desiderio.

(1) In Giacomini (2009) si afferma che l'impotenza deriva esclusivamente dall'incastonatura del Sé in un sistema rigido di ruoli e quindi di aspettative. Lo riportiamo per dovere di divulgazione