lunedì 16 marzo 2009

ancien regime

«(...) continuava a perderlo, mentre i giorni seguitavano a risplendere di una luce che altri definivano nuova, come la primavera: a lui faceva solo male agli occhi. L'unica debolezza era la troppa bontà, era sempre stata la troppa bontà, quella disposizione d'animo che lo rendeva vulnerabile, quell'entusiasmo della scoperta e del cambiamento che lo trasformava in facile bersaglio di intemperie interiori. Quella bontà che lo rendeva intimista, a se stesso fastidioso e infastidito dallo scorrere del tutto. Si sentiva incatenato alla sedia di un destino che non riconosceva, ma che accettava, quello della sofferenza e della solitudine. Circondato com'era da ottimistiche panzane sul futuro, si immaginava fra cinque anni solo, nascosto da qualche parte a riflettere sulla propria incapacità di tenersi strette le cose belle. Già pensava e si convinceva di aver chiuso la stagione d'oro dei sentimenti, guardandosi alle spalle vedeva anni di fermento, di incontri, di belle serate, di relazioni più o meno importanti, e a fianco intravedeva, scorgeva, poi riconosceva tutti gli sbagli, gli errori, i passi falsi, le stupide pretese. Ed essendo troppo buono con gli altri, imputava a sé tutte le (...)»

Nessun commento: