Se R è la relazione, i l'identità, s lo scambio (reciprocità) e f la fiducia, una relazione è
R = f (i, r, f) = f(i) g(r) h(f)
Non è facile stabilire le relazioni interne a questa funzione. Però possiamo pensare che ciascuna variabile sia, per l'appunto, una variabile, così che
se l'identità è un processo, che parte da un nucleo costante k che interagisce con l'esterno (i - k), ma non in maniera lineare, quindi abbiamo che
i = k (i - k)^n
la fiducia è un'aspettativa di reciprocità, per questo è definibile in termini di probabilità, quindi
f = p (s), da cui s = p (1 - f)
manca da definire la reciprocità, che ha a che fare con lo scambio, e quindi con lo stock di identità e fiducia che ciascuno è disposto a dare,
s = (i)(f) = [k(i-k)^n] [p(1-f)] = p (1-f) k (i - k)^n
Da cui
R = k . f(1-k)^n . k . g[p(1-f)(i-k)^n] . k . h[p(1-f)(i-k)^n]
ma f(1-k)^n è una costante, quindi
R = K . t[p(1-f)]
e essendo p(1-f) la reciprocità, è chiaro come la relazione R si basi su questo principio, e come questo dipenda dalla fiducia (aspettative) e dall'identità dei protagonisti.
Aldilà degli errori che, matematici o meno, dobbiamo commettere.
2 commenti:
ottimo, ma come ti è venuto in mente tutto ciò?
ti posso plagiare?
Puoi citarmi, farebbe piacere.
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