giovedì 29 ottobre 2009

enlarge your ego

L'impotenza è la sensazione di non avere potere su ciò che si desidera, perché ciò che si desidera è aldilà delle proprie possibilità, quand'anche si avessero delle possibilità(1).

Il mito di salvazione è la costruzione di un sistema internamente coerente di giustificazioni dello status quo, o delle proprie aspettative su una situazione, quando queste esternamente siano effettivamente poco fondate se non addirittura improbabili e non plausibili. Il mito di salvazione si compone di momenti e dettagli che vengono inanellati in maniera sequenziale al fine di dimostrare la bontà di una situazione che nel suo complesso non è affatto buona o non corrisponde all'immagine che di quella situazione si ha.

È ricorrente il ricorso al mito di salvazione quando ci si sente impotenti di fronte ad un desiderio.

(1) In Giacomini (2009) si afferma che l'impotenza deriva esclusivamente dall'incastonatura del Sé in un sistema rigido di ruoli e quindi di aspettative. Lo riportiamo per dovere di divulgazione

martedì 13 ottobre 2009

il dominio della forza

Roma, gay aggrediti in centro. | Nuovo gesto omofobo a Roma: attacco incendiario contro locale gay. | Firenze, calci e pugni contro un gay: aggredito nel giorno anti-omofobia. | Infastidito da effusioni accoltella due gay: "Perché arrivare a uccidere per niente?"

Oggi hanno bocciato il testo sull'omofobia.


giovedì 8 ottobre 2009

d = 0

«Tornato a casa, pensava a quelle volte in cui sembra che il tuo mondo imploda. Le persone che pensavi lontano, difficilmente incontrabili, perfettamente perse nelle loro vite distanti, in quei momenti, che poi sono giorni, si ritrovano vicine a te, intersecano i loro percorsi con il tuo, la distanza diventa zero, e anche se è passato molto tempo, anche il tempo torna ad essere quello della quotidianità con quelle persone, o il tempo dell'ultimo incontro. Come ieri. Sembra quasi una moneta di immobilità, proprio quando (...)»

giovedì 1 ottobre 2009

il filo del rasoio

Troppo spesso si dimentica di considerare la scienza come in parte applicabile alle questioni della vita quotdiana. In questo caso, applicarla alla dinamica relazionale è assolutamente utile.
La premessa è che bisogna percorrere la distanza più breve fra due punti collocati nello spazio e nel tempo. Se i punti in questione sono due persone, ossia se siamo in un'ottica di ottimizzazione della performance relazionale, può tornarci molto utile rispolverare una vecchia ma eterna strumentazione mentale: il rasoio di Occam.

Ci sono quindi tre principi da applicare al ragionamento, o nel caso specifico all'interazione:

1) Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, ossia restare concentrati su un obiettivo alla volta, sia esso semplice o complesso ma pensato come tutto. Letteralmente: Non moltiplicare gli elementi più del necessario.

2) Pluralitas non est ponenda sine necessitate, il che sta a dire che bisogna considerare come variabili della performance solo ed esclusivamente gli attori in essa coinvolti, nel caso specifico i due performer della relazione che si sta interagendo. Letteralmente: Non considerare la pluralità se non è necessario.

3) Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora, cioè non serve a nulla complicarsi l'esistenza con troppe elucubrazioni, bisogna attenersi a pochi ed essenziali elementi. Letteralmente: È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.

In altre parole, inutile complicare ciò che può essere semplice. È vero che una relazione fra due persone non è mai semplice, ma bisogna considerare che a volte basta stare bene, piacersi reciprocamente, per bandire le ciance e ricercare la semplicità e la sinteticità. Quindi è in un certo senso semplice, almeno l'avvio.