martedì 1 giugno 2010

ricongiungimenti familiari

Non so più dove scrivere, quindi esporto da qua e importo qui - d'ora in poi, questo non è un blog per davvero.

giovedì 13 maggio 2010

abominio

Se dovessi incominciare a scrivere la mia memoria urbana di Barcellona, inizierei dicendo che qui c'è una piazza che si chiama Piazza delle Glorie Catalane.

Come se a Milano ci fosse una Piazza delle Glorie Lombarde o delle Glorie Padane.

Abominevole.

lunedì 10 maggio 2010

non proprio lineare

Se R è la relazione, i l'identità, s lo scambio (reciprocità) e f la fiducia, una relazione è


R = f (i, r, f) = f(i) g(r) h(f)

Non è facile stabilire le relazioni interne a questa funzione. Però possiamo pensare che ciascuna variabile sia, per l'appunto, una variabile, così che

se l'identità è un processo, che parte da un nucleo costante k che interagisce con l'esterno (i - k), ma non in maniera lineare, quindi abbiamo che

i = k (i - k)^n

la fiducia è un'aspettativa di reciprocità, per questo è definibile in termini di probabilità, quindi

f = p (s), da cui s = p (1 - f)

manca da definire la reciprocità, che ha a che fare con lo scambio, e quindi con lo stock di identità e fiducia che ciascuno è disposto a dare,

s = (i)(f) = [k(i-k)^n] [p(1-f)] = p (1-f) k (i - k)^n

Da cui

R = k . f(1-k)^n . k . g[p(1-f)(i-k)^n] . k . h[p(1-f)(i-k)^n]

ma f(1-k)^n è una costante, quindi

R = K . t[p(1-f)]

e essendo p(1-f) la reciprocità, è chiaro come la relazione R si basi su questo principio, e come questo dipenda dalla fiducia (aspettative) e dall'identità dei protagonisti.

Aldilà degli errori che, matematici o meno, dobbiamo commettere.

domenica 25 aprile 2010

voce del verbo essere

Mi tengo all'ombra, oggi. Ieri il sole ha brutalmente accarezzato la pelle debole delle mie braccia scoperte, disponibili. A cosa? Non sono io a deciderlo, ormai. Sono qua, usatele. Usatemi. Ho camminato con i piedi nell'acqua di un altro mare, mi sono seduto sulla sabbia di un'altra spiaggia, ho letto mangiando frutta. Ero lì, ero qui. Ho sfruttato il bello, senza goderne. Ballando fino a mattina nell'oscurità di una pista troppo piccola per tutti, per tutto. Ma oggi mi tengo all'ombra. Ho arredato la tana, solo piccole incursioni nel resto della casa per le necessità impellenti. Il piano è chiaro, semplice: non esistere. Negare me stesso agli altri, negare gli altri. Oggi non esiste nulla, non esiste nessuno. Oggi mi cibo di ombra, che il calore di un corpo sovraccarico si disperda. Che si scarichi come gli episodi di una vita fittizia. La mia parte fittizia, oscura. Le luci danneggiano gli occhi. Per troppo tempo ho guardato il sole senza occhiali. Oggi ho deciso. Mi tengo all'ombra.

giovedì 22 aprile 2010

memento meminisse

«La data sullo schermo del cellulare lo riportò al triste bagaglio delle ricorrenze. Quel giorno, per lui, era come un giorno della memoria, il ricordo di qualcosa che aveva dovuto smettere di fare, il ricordo di una ricorrenza rotta. Era stata una data importante, carica di vicende piacevoli, fino alla rottura della routine. Il male tornava, attraverso quelle cifre riprodotte, a insinuarsi nella sua testa. La memoria del male era peggiore del viverlo in diretta. Come un cielo nuvoloso, sempre.»

mercoledì 31 marzo 2010

l'acqua calda

Ricky Martin ha dichiarato di essere omosessuale e di essere fiero di esserlo.
Per la serie, io ti dico una cosa che ti aspettavi da tanto tempo e poi me ne prendo pure il merito. Pivello.

mercoledì 17 marzo 2010

superare la nostalgia

Cos'è la nostalgia? Il ricordo della felicità passata. Risultato di un meccanismo della mente che agisce per comparazione. Tende a riprodurre i modelli di benessere dati per certi, costruendo su questa base il presente e l'immediato futuro. La nostalgia è così un meccanismo di rassicurazione che entra in gioco nel momento dell'incertezza. Ma la nostalgia è anche frutto di un certo modello mentale che l'individuo ha difficoltà ad abbandonare, un modello che riguarda quello che l'individuo pensa che sia quello che deve essere/fare/avere. Quando si incontra una persona, per esempio, e si entra in relazione, spesso si compara con il passato, e in particolare con quello che nel passato ci ha resi felici, e si crede che siano le uniche cose che anche nel presente e nel futuro potranno renderci nuovamente felici, creando in noi delle aspettative sul comportamento dell'altro. Quando si comincia un nuovo lavoro, magari in un settore diverso da quello passato, nel caso in cui quello passato sia stato il settore in cui desideriamo lavorare per la vita, sarà difficile non sentirsi fuori luogo, non desiderare le cose che un tempo erano fonte della nostra serenità (complessiva).
Tutto questo nel caso in cui la comparazione conduca a una riflessione del tipo: se B non è come A, mi fermo ad A. Nel caso invece in cui, nonostante B non sia come A, si cercasse di dire: ok, B non è come A, in A stavo bene, in B ancora non lo so, però posso provare a mettere un po' di A in B e fare un percorso del tipo da A a AB a B, si può pensare di costruire qualcosa di buono senza rinunciare al ricordo della felicità passata. La nostalgia nasce quando non si è sicuri di ciò che si è lasciato, o di ciò che è passato.
Si tratta, come sempre, di cambiare prospettiva. Disimpegnare il peso del passato.

mercoledì 10 febbraio 2010

diaspora

La lontananza è l'essenza delle mie relazioni. Le persone che amo sono sempre lontane, perché sono loro stesse lontane rispetto al qui, o perchè io sono lontano da loro quando sono in qualche là.
Anche con le persone che mi sono spazialmente vicine, per cui cade la necessità di decidere se interagire con loro o meno, io metto qualche distanza, e l'unico modo per trasformare una distanza nulla in una distanza positiva è aggiungere lo spazio del silenzio, non farsi sentire, negarsi per qualche tempo, può essere un giorno, una settimana, un'ora soltanto.
Forse per questo io ricerco la distanza, perché in essa trovo ciò che alimenta il mio amore, il mio affetto, e allo stesso tempo nell'estensione dello spazio fra me e loro io posso rimanere me stesso, quel me stesso che ricerca imperterrito una qualche forma di solitudine, di pace del sé. di distacco da un'emotività altrimenti troppo profonda. Io ho bisogno di amare nella distanza, perché fondamentalmente sono un essere diasporico, che cerca la partenza.
Ma quando partire è solo partire, o magari scappare?

mercoledì 3 febbraio 2010

così non va ancora bene

Queste, davvero, devono smettere di essere notizie. Come può interessare se un personaggio pubblico è o meno dichiaratamente x-sessuale? Posso capire che tutto ciò possa essere valutato in un'ottica di militanza, di contributo allo sdoganamento e alla decostruzione di alcune barriere mentali all'accettazione. Ma tra accettazione e riconoscimento ce ne corre, e non sarà il coming out di qualche personaggio famoso a fluidificare alcuni processi di riconoscimento (culturale, giuridico e via dicendo). D'altra parte, il c.o. di alcuni è spesso solo un motore in più di notorietà, non tanto un veicolo di affermazione delle identità sessuali di molti altri meno noti o ignoti, nemmeno quando venga associato ad una tristezza infinita esistenziale.
È il caso di separare il gossip dalla militanza, di capire cosa fa lotta e cosa fa salotto.

venerdì 29 gennaio 2010

l'ansia dell'immobile

«Le possibilità iniziavano a sfumare lentamente, sotto il peso della gabbia di ferro della burocrazia. Si faceva avanti solo l'ansia della rimanenza, la paura di dovere restare, per una maledetta imperfezione del sistema. Nemmeno le (...)»

martedì 12 gennaio 2010

l'mperfezione del karma

«(...) male senza accorgersene. L'amante di quattro anni prima che lo blocca, una volta rintracciato, il ragazzo di un paio d'anni prima che non dà segnali di risposta ad alcun messaggio su alcun tipo di messaggeria. Che queste persone lo odino, è una probabilità, che non vogliano avere niente a che fare con lui, ormai, è una certezza. Ma si può fare così male a qualcuno da indurre in questo qualcuno il desiderio di troncare ogni rapporto? E lo si può fare senza accorgersene? È quindi così cattivo, così evitabile? Lui conosce solo il male che gli hanno fatto, quel male, quella cattiva storia. La mattina dopo l'incidente, pensa a quel dolore, a quella cattiveria, e si chiede se il karma non sia, per così dire, imperfetto, malfunzionante, o semplicemente cieco. Forse anche il dolore, come la fortuna (...)»