mercoledì 25 giugno 2008

dolore bianco

La percezione del dolore è soggettiva, dipende dalla soglia di sopportazione; la mia, di questi tempi, è molto bassa, inferiore alla mia norma, alla consuetudine: la difficoltà di certi stoicismi quando si è indeboliti. È assai normale, sociologicamente parlando, che l'Ospedale, in quanto istituzione razionale, necessiti e si dia una codificazione dei casi, in particolare nell'Urgenza del Pronto Soccorso. Così è che presentandoti all'accettazione, il tuo caso venga considerato dalle esperte mani di un'infermiera (assai meno spesso un infermiere), e che ti venga assegnato un colore, un codice di priorità. Se ti capita di finire nel bianco, ossia ai casi non urgenti, sei il maggiore sfigato del mondo: a nulla vale dire che questa mattina, che il sole ancora non era sorto, un lancinante dolore all'interno dell'orecchio ti ha svegliato, e convinto a vestirti e ad andare di corsa a chiedere aiuto, memore di una forma patologica seria intercorsa poco più di un anno fa, e che meritò la colorazione verde (con tanto di esenzione dal ticket). Bene, una semplice otalgia, semplicemente non riuscendo a muovere la parte sinistra del collo. E sia bianco, il mio dolore. La percezione, in quanto tale, è soggettiva.
Se ti capita di essere un bianco, oltre ad attese interminabili (tutti verranno visitati prima di te, anche arrivando dopo, e magari essendo solo verdi, un gradino più in su, anche loro casi non compromettenti ma con quel quid in più: che tu abbia una paralisi al collo, per via di un'infiammazione all'orecchio, non vale tanto quanto un sano mal di schiena - soprattutto se hai meno di 65 anni); oltre ad attese interminabili, tempi imprevedibilmente lunghi, ti toccherà, a visita effettuata, il pagamento di un ticket, immagino per il disturbo che si sono presi a curarti dopo ore di attesa, per una cosa che richiedeva 10 minuti tra un caso medio e un altro (il tempo di cambiare una flebo).
Non ho nulla in contrario alla codificazione ospedaliera urgentistica del dolore, e non ho intenti formativi o pedagogici nei confronti dell'istituzione, ma ho sempre in mente la schermata che divide per codice-colore i pazienti in attesa e quelli in gestione. Se ci sono 7 Gialli in gestione (ossia già diagnosticati, già nei loro lettini, già farmacizzati), 2 Verdi in gestione (una scottatura curata e fasciata, un mal di schiena siringato di antidolorifico, e così via) e 1 Bianco in attesa, l'ottimizzazione razionale del tempo dovrebbe far propendere il medico generico (e il Pronto Soccorso ne è il luogo) a sfruttare quel lasso di tempo tra un cambio garza e un cambio flebo (di cui tra l'altro si occupa il personale generico infermieristico), a dare un'occhiata al caso meno grave, che in quanto meno grave, non dovrebbe rubargli più di qualche minuto, tra controllo della diagnosi (che in effetti è stata fatta, seppur generica, all'Accettazione, data la bazzeccolitudine del caso), e prescrizione di un palliativo farmacologico.
Il risultato è fare aspettare per circa 2 ore il Bianco, e poi dirgli: «Per una cosa così minore, ti va bene se ti richiamiamo noi, e ti diamo un appuntamento per oggi pomeriggio? Se no rischi di aspettare molto.»
Signora Infermiera, la minorità del mio dolore lei l'ha solo supposta: mi conosce da pochi minuti, sa solo il mio nome, non sa che sono un tipo in salute. che il mio tallone d'Achille (o almeno l'unico di cui sono già conscio) è questo, e in quanto tale, il dolore per me è un colore diverso, quando capita. Non discuto che mi si sia colorato di bianco, ma che il bianco, non colore, sia anche non-dolore?

È così che qualsiasi luogo si trasforma in una sala d'attesa.

lunedì 23 giugno 2008

sapersi vendere

È arrivato sul mercato oggi, il nuovo giocattolo che farà impazzire grandi e piccini sotto l'ombrellone: "Giammy Primosole", il giocattolo dell'estate!
Mettilo sotto il sole per dieci minuti, e il suo candido incarnato diverrà rosso per diversi giorni (dipende dal tempo di esposizione). Potrai usarlo come lampadina per leggere la notte, lui lampeggerà. Puoi usarlo come stufa nelle serate fredde del prossimo inverno, lui genererà calore.
Giammy Primosole non è vendibile separatamente dalla lozione all'Aloe Vera che ti servirà per riportarlo alle condizioni iniziali. La vera unicità di questo giocattolo, è la sua resistenza alle alte temperature: non si deforma, non si scioglie. I bambini lo apprezzeranno per le buffe movenze, gli adulti per il potenziale pedagogico: non si sa mai abbastanza dei rischi dell'abbronzatura!
Portalo con te al mare, Giammy Primosole distoglierà l'attenzione da tutto il resto!
Giammy Primosole è disponibile anche nel modello "Orso": impreca e si lamenta dopo l'insolazione, e se ti avvicini ti manda via a male parole!

MESSAGGIO PROMOZIONALE

giovedì 19 giugno 2008

«unquogable»

«I

Quando lo spirito abbandonando le ricerche di un fine immediatamente pratico si consacra allo studio del

MONDO FISICO

la sua diversità lo sconcerta a tal punto che solo i principi di relatività o di enumerazione si offrono per la spiegazione della detta diversità, il cui precedente possessivo si applicava sia allo spirito ricercatore che al fisico ricercato. La classificazione in viventi e in non viventi è alla base della fisica come della chimica, in quanto la caduta dei corpi, le cui leggi si modellano sulla piuma o sul piombo, non prende mai ad esempio il porcellino d’India o la lumaca. Perché le esperienze che stabiliscono le leggi della gravità non sono mai state fatte con esseri viventi: un piccione, ad esempio, o un’aquila? Si dà qui una mancanza di onestà nel fisico. D’altra parte, dal momento che una maggioranza di oggetti non cadono
(le polveri in sospensione nell’atmosfera,
gli uccelli,
le nuvole,
i palloni,
gli aeroplani,
i pianeti,
le stelle,
le archeopteridee (al loro tempo),
ecc…).
ne viene che non vi è alcuna ragione perché gli altri cadano. A dir vero, una cosa si dirige verso il centro (?) della terra (??) solo se incontra un

TAMPONE

Un tampone è un essere invisibile, immaginario e fallace, che attende al varco gli oggetti senza supporto materiale e si attacca ad essi. Poi vola verso la terra e ce li depone; poi riparte. Si ha così l’illusione di una caduta, ma non è affatto così: in questo caso non si dà che una sorta di trasporto, dirò anzi un modo di locomozione.

Studieremo, nel corso superiore, i tamponi specializzati nella caduta delle foglie e quelli che prendono le forme dell’età e della morte.

II

IL MONDO

è una compressa caduta in un bicchiere d’acqua.

L’AERE E L’ACQUA

sono identici in rapporto alla terra, l’etere e l’acqua in rapporto al mondo: le montagne risultano dalla disgregazione della terra sotto l’effetto dell’aria.

I PIANETI

risultano dalla disgregazione del sole sotto l’effetto dell’acqua (etere).

I SATELLITI

sono le bolle d’aria contenute nella compressa che si sprigionano al momento della sua disgregazione, trascinando con sé certe particole solide. Gli aeroliti e le comete sembrano essere unicamente solidi e d’ordine esplosivo.

Così
LA LUNA
è incavata


C’è al fondo del mondo, una compressa che, disgregandosi, proietta le stelle nel cielo.

ENDECASILLABO

Al fondo l’astro è perso e acqueo il cielo.

LA TERRA

pure è al fondo; è lei che – se si vuole – ha prodotto le stelle.

DELLE PARTICELLE

che sono sprizzate ricadono e reintegrano la propria antica sede. Delle isole e dei continenti hanno questa origine.
La terra è una nave che è colata a picco,
la luna è un annegato,
le comete dei relitti.

LA COMPRESSA

è un vulcano, la propria disgregazione la lava, le particelle A il fumo, le particelle B la pietra pomice.

È anche il morto che tombola nella terra municipale dei cimiteri, le particelle A sono le grida di disperazione del sotterrato che respira, le particelle B sono i vermi più presto sazi, e che galoppano verso la superficie per prendere il fresco ai piedi dei cipressi così vicini. Il maschio macina con la sua canna e la femmina ricama cuscini a forma di ventaglio.

L’ASTRONOMIA

è una scienza mancata e il sole continua a girare intorno alla terra. Le preoccupazioni relative agli anni luce non hanno mai interessato se non i volgarizzatori, e il numero, incalcolabile sembra, delle stelle, non ha niente a che vedere con l’infinito.


L’astronomia, vacillante e fiacca, trova asilo in istituzioni di forma oscena detti osservatorî: una cupola spaccata in due nella quale s’inserisce un telescopio.

L’IDEA DELLA LUNA

è un concetto a forma di pera.

Parimenti,

IL CONCETTO DI SOLE

ha la forma di un uovo.

Luigi Filippo è il re pera.
Luigi XIV, il re uovo.

Sono a forma di pera:
la regalità,
la S.D.N.,
la borghesia,
il Codice Civile,
l’integrità del territorio,
la bandiera.

Sono a forma di uovo:
il papa,
il cristo,
il milite ignoto,
il battesimo,
la circoncisione,
il vaticano.

La guerra è un concetto a forma di tagliasigari;

l’alba a forma di teschio (la sveglia, ad esempio, è sorretta da due tibie);

l’ombrello a forma di macchina da scrivere.

Ci sono anche le idee a forma di scatole di sardine: i rebus, le case, le lingue morte, le lingue vive.

INUTILE
andare più oltre
mi basta aprire la voce ai
ricercatori venturi e dentificati
(il concetto di ricerca
essendo a forma di
DENTE)»


(R. Queneau, "Quando lo spirito...", in Racconti e Ragionamenti, 1981 - postumo)

martedì 17 giugno 2008

umanità al limite

Al limite della città consolidata c'è un posto, piccolo ma proporzionato alla domanda. Questo posto è come un luogo di ristoro, non un'oasi a dire il vero, ma un ristoro. Tipo ristorante. I
n questo posto al limite della città consolidata, non molto estesa a dirla tutta, ma immobile come le grandi città estese, e ambiziosa, come una metropoli che non potrà mai essere; al limite della città consolidata c'è questo posto dove si mangia, e si beve. Tipo ristorante, ma meno pretenzioso e più economico. Ci vogliono solo pochi minuti dalla Fortezza, se si dispone di un veicolo quadrigommato.
In questo posto al limite della città consolidata ci trovi le più svariate specie viventi, tanta e varia umanità. Trovi la famiglia, estesa o mononucleare, ci trovi la coppia che si concede un attimo di libertà o solo una nuova ingabbiante abitudine, ci trovi i solitari. Ognuno ha un suo vassoio plastico che trabocca cibo e liquidi (questi sapientemente racchiusi in contenitori di un materiale tra la carta e la plastica, tappati onde evitare spiacevoli conseguenze).

Al limite della città consolidata c'è un posto piccolo ma proporzionato che ci mangi e ci trovi varia umanità. «Sai, le infradito mi vanno strette, me le sono provate a casa e mi esce fuori un tanto così» - «Mh». Varia umanità che rigurgita quotidiano.

lunedì 16 giugno 2008

le scientifiche sorti e progressive

Gli scienziati affermano:


Oh no, di nuovo!

Altro che rivoluzioni scientifiche e cambi di paradigma, caro Kuhn.
La scienza ha una svolta, ogni volta che si "annoja".


«Gli scienziati non mirano neanche, di norma, ad inventare nuove teorie, e anzi spesso si mostrano intolleranti verso quelle inventate da altri.»

(T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962)

domenica 15 giugno 2008

dei cocci

Piano, molto piano, stava raccogliendo i frammenti della sua vita, lentamente li incollava, con l'idea di non ottenere la forma passata, ma un nuovo mosaico. Non avrebbe usato tutti i pezzi disponibili, ed erano molti, o almeno così gli sembrava. In silenzio, solo la musica come voce, le parole già scritte e già suonate, che tanti vangeli gli fornivano, in cui credere, se credere era ancora qualcosa da fare (ne dubitava, dopotutto).
Uno ad uno, mai due alla volta, avrebbe raccolto, osservato la gravità delle scheggiature, valutato il potenziale di ciascuno ad essere riconsiderato, ripreso, riconquistato, inglobato nuovamente nel disegno di sé. Non ricostruire, ma costruire. Anche le bellezze passate, sarebbero state neutri tasselli, ancora da colorare (forse, quelle sì, da ricolorare).
Uno ad uno, mai due alla volta. C'era da mettere ordine, alleggerire, smussare, discutere con se stesso. Era solo in quella operazione, era giusto che fosse solo. Si trattava di cocci vecchi, nessun altro avrebbe potuto dargli una mano, da solo doveva riprendere i luoghi, i tempi, le persone e per ogni elemento di ogni insieme chiedersi dove metterlo, dove posizionarlo.
Due possibilità, incollarlo sulla tela, o destinarlo all'oblio, a quella parte di sé che si chiude, ma non si elimina, solo si fa finta di non vederla, ma ruba centimetri quadrati all'anima, che di per sé, stando negli anfratti del corpo, ha una piccola estensione, per quanto sia densamente popolata.


lunedì 9 giugno 2008

l'uomo delle nuvole

successo oggi, uscendo dalla fortezza, di incrociare un tipo, a dire il vero assai anonimo, ma come si usa dire dalle mie parti "pulito pulito", alto, magro al punto giusto, capello corto, occhialino, non imberbe né barbuto, un giovine si direbbe a prima vista.
successo oggi, uscendo, incrociato suddetto tipo che soffermato mi indica: «Guarda quella nuvola, è bellissima», gli occhi ovviamente rivolti al cielo lassù, dietro le montagne, che una nuvola d'aspetto minaccioso si intersecava con un cielo dei più tersi usando il sole come punto di incontro, raggi emettendo a modi miracolo in kolossal. il giovine si è poi ritirato alla privata stanza, me lasciando allontanare il naso all'insù.
successo oggi, uscendo, incontrato giovine, indicante cielo.
questo è successo oggi, poetico.

domenica 8 giugno 2008

autostima: discorso in prima

Io non sono fotogenico.

Essere fotogenici vuol dire essere rappresentabili.

Io sono un mistero irrappresentabile, posso solo essere esperito.

venerdì 6 giugno 2008

Orange o "Le importanze"

Jaimee Armstrong, immagino non imparentata, di soli 7 anni vive la tragedia più grande di tutte, lasciando il proprio orsacchiotto cinquantenne, acciaccato e appartenuto a una prozia, all'aeroporto, dopo una vacanza con i genitori. Terrore e panico nella vita della piccola britannica, che non riesce a dormire e fa spendere più di 1000 euro per il recupero dell'amato ninnolo affettivo. La confusione al momento dell'imbarco, proverbiale. Il piccolo e vecchio compagno di dormite non era solo, la piccola dimentica anche una borsa contenente ninnoli tecnologici che di meno non gliene poteva fregare. È il trionfo del buon sentimento dell'oggetto transizionale, quello che serve nel momento del distacco dal nucleo, di solito una cosa che avviene al tempo dell'entrata nell'asilo nido o alla scuola materna, quell'oggetto che ci portiamo dietro in ogni occasione e senza il quale ci sentiamo persi, mutilati. (Io non ricordo il mio, sempre che ne abbia avuto uno.)
Davvero un lieto fine, senza cinismo, per carità. A noi, di queste cose importa molto. Rivelano l'efficienza per le grandi cose, nevvero?

farne una malattia

Cos'era quella sensazione? Essere tornato, per cambiare, e non trovare nessuno con cui condividere il momento. Cos'era quella sensazione? Chiudersi nel suo mondo di legno alpino e aspettare, aspettare. Cos'era quella sensazione? Adottare un passo guardingo e timoroso per spostarsi dal punto A al punto B di un piccolissimo mondo. Cos'era quella sensazione? Un peso nel petto, a respirare aria, a sentire l'afa di una stagione impazzita, ieri pioveva oggi c'è sole e nuvole basse. Cos'era quella sensazione?
Ammalarsi di solitudine, si può. Sentirsi soli, al punto di non riuscire a fuggire a quella sensazione. Senza sapere di che sensazione si tratti, senza coglierla. Almeno si potesse definire, sarebbe più semplice trovare la cura.
La cura. Forse nell'attesa, come in una lunga convalescenza, nell'attesa di qualcuno, di un segnale. Dov'erano finiti tutti? Dove sono finiti tutti?
Ammalarsi di solitudine non è cercare la solitudine, ma non riuscire più a vederla come una risorsa, come una conquista, ma solo come un ostacolo.
Calare una pesante tenda nera sulla finestra, e voler solo dormire. Stare stretto nei propri abiti, nella propria pelle. Non contattare, avere timore di disturbare, scomparire. Egoisticamente aspettare che gli altri si facciano vivi, nel frattempo maledire le loro esistenze. Pentirsi del proprio egoismo e colpevolizzarsi, sentirsi vittime delle proprie inettitudini. Inattitudini. Incongruenze. Guardare lo schermo di un cellulare, per capire se quel messaggio arriva, o se ne vuoi mandare. Non voler mandare alcun messaggio, arrabbiarsi dietro a "Tanto, mica mi risponderà".
Ammalarsi di solitudine, restare in una condizione non desiderata. Fare della solitudine una malattia, da evitare. La solitudine come un tumore.
Cos'era quella sensazione? E quale la cura?

martedì 3 giugno 2008

insula minima

Circondato dalle scatole del suo recente vivere, cartoni in cui non osava mettere mano, stava come vivendo il futuro prossimo, quasi anticipando il Ritorno Definitivo (sempre che fosse scritto nel palmo del suo Destino).
A breve avrebbe nuovamente lasciato il nido, il primo dei rifugi, per l'ennesimo movimento. Aveva capito che sarebbe stato Isola, ma non un'isola deserta, tutta per sé. Aveva sempre avuto bisogno di un'Isola Minima, lo spazio essenziale, gestibile, necessario, senza angoli di dispersione, un piccolo perimetro sulla collina della Fortezza, lontano.
L'essenza di tutto era l'allontanamento dal suolo, dal livello di un mare invernale, scuro, limaccioso. Il Nilo inondando le sponde lascia fertile il terreno, mentre lui aveva tracimato di fobie e insicurezze, e inondato di pianto le persone care. Aveva dato nuova linfa alla sua campagna? Il terreno era già fecondo, perché aveva seminato bene. Ora, si accingeva ad un ritorno come altri, e diverso: la meta è la stessa, il luogo è diverso.
Avrebbe portato con sé solo lo stretto indispensabile: la violenza di un tempo che sta per scadere lo costringeva a selezionare attentamente ogni affetto, ogni effetto personale.
Non sapeva, perché non ci aveva riflettuto, se sarebbe stato capace, una volta lì, di riprendere le briglie di sé, inforcare le staffe e cavalcare di nuovo, come un tempo. Era consapevole che le ferite non si rimarginano, e che quelle così profonde lasciano cicatrici sul volto dello spirito, segni indelebili che si leggono negli occhi, e nei corpi quando si incontrano.
L'unico desiderio era riprendere il suo discorso, quel discorso troppe volte singhiozzato.
Riprendere il discorso.

lunedì 2 giugno 2008

il nuovo, che avanzo!

Guardi Forum, antico anfiteatro di diritti spettacolarizzati (e vabbé). Lui dilapida il patrimonio coniugale in continui interventi di chirurgia estetica:

«Imperfezioni che si possono curare» (Corsivo nostro).

L'imperfezione come malattia.

Guardi Studio Aperto, ricorrente repertorio di drammaticità a poco prezzo. Lo scorso anno una extracomunitaria, guidando in contromano in tangenziale, provoca un incidente in cui una madre perde la figlioletta. La suddetta madre ora confessa: «Ora sono intollerante».

L'intolleranza come vanto.

Che vi piaccia o no, a me tutto questo non piace.