mercoledì 24 dicembre 2008
in prima fila
sabato 13 dicembre 2008
luxuria e capriccio
mercoledì 3 dicembre 2008
2.0
martedì 2 dicembre 2008
il palinsesto
venerdì 28 novembre 2008
40 piccoli urbani
giovedì 20 novembre 2008
neanche a pagarli
martedì 11 novembre 2008
babele di silenzi
Triste e amara la notizia della chiusura della storica libreria Babele di Milano, zona Cadorna, rifugio e primo approdo lieve dei giovani alla ricerca della consapevolezza. Un luogo familiare, dove si tornava appena si poteva, o appena se ne sentiva il bisogno, o anche solo risorsa di un sabato pomeriggio, per provare a cercare tra le pagine, tra gli scaffali, tra le righe quello sguardo diverso, uno sguardo su un futuro desiderato. Dopo l'addio, un anno fa, al grande Gianni, l'addio ora alla sua creatura, fra i silenzi di chi avrebbe potuto annunciarlo.
lunedì 10 novembre 2008
la paura fa l'emerito
Per ora è solo necessario ripensare il valore del senatorato a vita: non concediamolo solo perché si è stati Presidente della Repubblica, a prescindere dall'idiozia, dal retrovirus fascista o reazionario che si portano nelle ossa e nelle vene taluni personaggi che continuiamo a osannare per aver fatto la storia di una presunta Italia.
mercoledì 5 novembre 2008
V
martedì 4 novembre 2008
politicons
Scaricate i nuovi emoticons per la valutazione del rendimento sul lavoro! I cinesi l'hanno già fatto, perché non possiamo farlo anche noi? Ora li copiamo, sai che rivincita!
giovedì 30 ottobre 2008
ultima ratio
martedì 28 ottobre 2008
l'arte del governo
un sessantotto, e grazie per la considerazione
mercoledì 22 ottobre 2008
ritorno al cannibalismo
giovedì 16 ottobre 2008
maso giustizia
tutti a gomorra
L'elemento con cui la Camorra non ha fatto i conti è la risonanza. Il concetto di risonanza, all'interno di un discorso sui media, è fondamentale. Se l'obiettivo delle minacce (vere o presunte, false) a Saviano è quello di terrorizzare l'opinione pubblica o il popolo della strada, la strategia è del tutto fallimentare. Il potere del libro è quello di poter essere letto girando di mano in mano, o comunque è l'esistenza stessa dell'opera ad essere il principale ostacolo all'obiettivo di una strategia del terrore. Venendo a conoscenza di progetti di morte dell'autore, il telespettatore che ancora non avesse letto Gomorra sarà invogliato, per un carattere tutto italiano a voler sapere tutto di tutto a mo' di gossip, a consultare le pagine del libro, ad acquistarlo, leggerlo, a venire a conoscenza del perché la criminalità organizzata ce la possa avere con Saviano. Qualunque sia il destino di Roberto, la sua Parola (dato che lo stiamo sempre più dipingendo come portatore di una verità - di pulcinella, forse?) è ormai girovaga nelle coscienze, sulla pagina stampata o sulla pellicola. Semmai, se proprio, avrebbero dovuto minacciarlo prima che uscisse il volume. Il Terrore si sfama di Ignoranza. Sicché la strategia di minaccia è del tutto sterile; comunque, farebbe di Saviano un eroe, così come la Mafia fece (per fortuna) di Falcone e Borsellino.
mercoledì 15 ottobre 2008
una considerazione
martedì 14 ottobre 2008
la Storia
mercoledì 8 ottobre 2008
il giorno ritrovato
lunedì 6 ottobre 2008
albe
mercoledì 1 ottobre 2008
la violenza del risveglio
domenica 28 settembre 2008
riflessione semiseria sulla morte delle ideologie
giovedì 25 settembre 2008
il raduno
giovedì 18 settembre 2008
fogli di un autunno imprevisto
giovedì 11 settembre 2008
la particola
mercoledì 10 settembre 2008
la materia concorrente
giovedì 4 settembre 2008
l'assorbenza
giovedì 28 agosto 2008
intervista all'Autore
Intervistatore: Non c'è proprio niente che possa fare? Non c'è uscita?
A.: È come dire che lui non può fare niente se non aspettare che passi. Come il mestruo vero e proprio. Poi passa. I tempi sono forse più lunghi, forse minori. Non c'è una regola. Anche perché lui, come si vede, non è che abbia dei metodi, e anche se ce ne fossero, non credo che li userebbe (ride) anzi, dato che l'ho creato io, le dico da subito che non userebbe alcun metodo. D'altra parte, non ci sarebbero assorbenti, no? (ride) È uno cui piace, in un certo senso, questo flusso di emotività, è vile in questo, molto vile, me ne rendo conto: lui crede così di essere vivo (sbuffa), o robe del genere, e chissà che non abbia ragione. Per questo si sente sempre in dovere, per così dire, di renderne partecipe le persone che ama. È una cosa molto fastidiosa, a mio parere.
I.: Eppure sembra che un metodo lo abbia trovato...
A.: A cosa si riferisce? Al gioco? Beh, quello non è un metodo, non è assolutamente un metodo (ridacchia). No, è tutt'altro, è come un mezzo che lui ha per sanguinare: a lui piace sanguinare, come dicevo, nel senso che non può farne a meno, lui accetta questo ciclo mestruale del Sé (ride) che dopotutto gli serve, forse, secondo me gli serve ogni tanto, lo mette di fronte a tutte le sue problematiche, a tutte le dimensioni del suo essere nel mondo, e soprattutto di fronte a tutte le non-dimensioni del suo non-essere, di quello che non è, che non è ancora e così via. Nessuno può bloccare il ciclo, credo.
I.: E il gioco, allora, che funzione avrebbe?
A.: Mah, il gioco che lui fa con le persone che ama ha del masturbatorio, in un certo senso, mi permetta. Lui va lì, e alle persone che ama chiede: immagina che una sera mi inviti a cena, io arrivo, tu apri la porta e siamo io e un'altra persona, logicamente si sta parlando dell'amore, della persona con cui fa coppia, e gli chiede: ecco, dimmi chi ti immagini di fianco a me, alla tua porta, com'è? Descrivi! Lei non lo trova masturbatorio all'eccesso?
I.: Se si tratta solo di un piacere personale...
A.: No, mi scusi, non mi sono spiegato. Non è masturbatorio e basta. Il fatto è, lei capisce, che se uno cola in quel mondo, beh, ad una certa sente il bisogno di indirizzare il flusso verso un'immagine, un'immagine che cerca di concretizzare, futuribile e futurosa (ride)...
I.: Insomma, è un romantico?
A.: Non in senso classico. Non vorrei che i lettori pensassero che il mio personaggio sia un personaggio romantico, alla ottocento tedesco, e robaccia simile; l'unico romanticismo che ha consiste nell'essere il personaggio di un romanzo. Più che romantico potrei dire che è... romanzico (ride).
I.: Tornando al gioco, e alla sua funzione...
A.: Sì, scusi, è che ci tenevo a precisare... (pensieroso) Comunque il gioco che lui fa, che lui chiede di fare alle persone che ama, diciamo pure agli amici, ecco, a lui serve perché in questo periodo di mestruazione emotiva (ride) lui deve, come dicevo, indirizzare il flusso della sua emotività verso un'immagine, ma non, si badi, non un referente terreno, né tantomeno un referente simbolico, solo lui trova questo bisogno, sì, trova di avere questo bisogno, gli nasce così, spontaneo, si potrebbe dire che fa parte del flusso, è nel flusso (pensieroso)... Questo bisogno, dicevo, di credere che tutto questo avrà un senso. Così fa costruire agli altri l'immagine che loro vedrebbero a suo fianco. Poi non è che si metta a cercarla da qualche parte, questo non lo può fare, però se comincia ad ottenere immagini tra loro simili, ecco, può anche capitare, diverse persone e immagini simili, allora non dico che è contento, o che questo plachi il suo sanguinare, però ha qualcosa su cui sanguinare, qualcosa da nutrire con le sue emozioni. Poi, questa immagine va via come il fazzoletto dopo...
I.: Così può spurgare, come diceva?
A.: Sì, può lasciare che il flusso finisca, ma non nel vuoto. Certo resta il lato masturbatorio, ed è una cosa molto fastidiosa, mi creda, molto fastidiosa.
lunedì 25 agosto 2008
qualche intimismo (mon noir désire)
mercoledì 20 agosto 2008
il riporto
domenica 27 luglio 2008
fading
Non c'è nessuno. Non c'è più nessuno. Le luci si sono spente, le porte si sono chiuse. Ha piovuto, ha fatto caldo.
Non c'è ormai nessuno. Tutto è smesso. Tutto un niente, un nessuno.
Le luci sono spente, l'asfalto è secco. Rimbombano i passi. Un'ultima domenica, questo succede sempre di domenica. Ma è l'ultima: non c'è già nessuno, rimbombano le luci e si è spenta la pioggia. Si scende, giù giù giù, «Non avrebbe mai smesso di precipitare?» ci si chiede nel Paese delle Meraviglie.
Finisce.
Nessuno c'è a finire il conto dei mesi. Le luci, spente. Le porte, chiuse. La pioggia, secca. L'asfalto, piovuto. Il gioco della sinestesia, esaurito. Non c'è nessuno. Più nessuno, ormai. È un'ultima domenica. L'ultimo degli ultimi giorni: e guardiamo la Città Laggiù.
La fortezza, l'isola minima, il rifugio, la salvezza, l'àncora, i cocci, l'umanità varia; le storie che non sono storie, le notizie che non lo saranno mai, i dialoghi ma non solo i dialoghi, l'Italia che c'è e quella che si vorrebbe ci fosse, il sentimento del sapere e la filosofia, il criptocritico, il detto-nondetto, le impossibili citazioni della vita.
Non c'è più nessuno. Niente.
La cura del forte, questo non blog, la piazza oltreoceano, le parole degli altri, le nuove malattie della fine e della solitudine
I bellissimi della rivoluzione.
Non c'è più nessuno, qui. Nessuno, nemmeno. Rimbomba niente. Vuoto. La musica, tace.
Non c'è più nessuno, qui.
Non ci sono più.
Non sono più.
Pouf!
sabato 26 luglio 2008
i panni in Arno
Come biasimare un uomo, aldilà del secolo di vita, che stanco di un'esistenza troppo a lungo esistita, decide di farla finita? Biasimo solo la teatralità.
Cinicamente, il barbiturico nell'intimo del proprio stambugio, non sarebbe più efficace e meno evitabile?
Ci sono fini che finiscono, e fini che solo iniziano.
Come diventare stupidi tentando di suicidarsi.
A voi la sentenza sulla cotale e cotanta notizia.