giovedì 13 maggio 2010

abominio

Se dovessi incominciare a scrivere la mia memoria urbana di Barcellona, inizierei dicendo che qui c'è una piazza che si chiama Piazza delle Glorie Catalane.

Come se a Milano ci fosse una Piazza delle Glorie Lombarde o delle Glorie Padane.

Abominevole.

lunedì 10 maggio 2010

non proprio lineare

Se R è la relazione, i l'identità, s lo scambio (reciprocità) e f la fiducia, una relazione è


R = f (i, r, f) = f(i) g(r) h(f)

Non è facile stabilire le relazioni interne a questa funzione. Però possiamo pensare che ciascuna variabile sia, per l'appunto, una variabile, così che

se l'identità è un processo, che parte da un nucleo costante k che interagisce con l'esterno (i - k), ma non in maniera lineare, quindi abbiamo che

i = k (i - k)^n

la fiducia è un'aspettativa di reciprocità, per questo è definibile in termini di probabilità, quindi

f = p (s), da cui s = p (1 - f)

manca da definire la reciprocità, che ha a che fare con lo scambio, e quindi con lo stock di identità e fiducia che ciascuno è disposto a dare,

s = (i)(f) = [k(i-k)^n] [p(1-f)] = p (1-f) k (i - k)^n

Da cui

R = k . f(1-k)^n . k . g[p(1-f)(i-k)^n] . k . h[p(1-f)(i-k)^n]

ma f(1-k)^n è una costante, quindi

R = K . t[p(1-f)]

e essendo p(1-f) la reciprocità, è chiaro come la relazione R si basi su questo principio, e come questo dipenda dalla fiducia (aspettative) e dall'identità dei protagonisti.

Aldilà degli errori che, matematici o meno, dobbiamo commettere.