sabato 21 novembre 2009

centosessanta / potenza

«(...) di speciale, di diverso. Non puoi capire quest'amore. Ha poco a che vedere con l'amore che si può dire. E infatti una volta non si poteva nominare. Era l'amore che non dice il suo nome. Eppure quanto dice, questo amore. Non è come fra lei e te, quest'amore istituzionale che non ha bisogni di inventarsi. È un eterna creazione, è un amore creativo. Tu non capisci quale sia la sua potenza. La sua ricchezza. Non è più ricco di altri, è solo ricco per sé. Io posso amarti come nessun altra ti amerà, perché io so come sei, il tuo corpo è il mio corpo riflesso. So cosa ti piace, la mia mente è composta dello stesso materiale. So come pensi, hai segreti che sono segreti come i miei. Sei un uomo nel mondo come lo sono io. Io ti potrei amare così, diverso, perché io (...)»

lunedì 16 novembre 2009

passeggiare

Io sono la puttana, la puttana dell'amore a caso.


Distribuisco a tutti parti maltagliate dell'amore che ho dentro, inespresso.
Io sono la puttana del caso, alludo e mi illudo che sia tu, il prossimo mio.
Io sono la puttana, ti cingo di simpatica avvenenza e ti catturo nel vortice dei miei discorsi.
Io sono la puttana dell'amore a caso, ti faccio ridere alle mie battute, mi vendo a te come il migliore dei prodotti, ti dono il ricordo di me e il mio nome, la mia franca sfacciataggine come modo di vivere bene la vita le cose il tutto.
Io sono la puttana e tu sei mio perché non può essere altrimenti, perché ti ho sedotto di me.

Io sono la puttana, la puttana dell'amore a caso.

Amami.

venerdì 13 novembre 2009

epicuro

Epicuro deve essere stato molto solo. Deve avere cercato a lungo l'amore puro, senza trovarlo. Avrà probabilmente ricevuti più calci che carezze, più insulti che lodi. Egli cercava un amore come glielo avevano insegnato a scuola. Come quello che vedeva fra i suoi compagni. Cercava Eros, cercava la passione istantanea. Rimase solo. Dev'essere stato molto solo se pensò, un giorno, che l'unica cosa che poteva fare per sopravvivere era diventare Epicuro dell'epicureismo, e cercare l'edoné come principio e fine di tutto. Il piacere statico del piacere per sé.

giovedì 29 ottobre 2009

enlarge your ego

L'impotenza è la sensazione di non avere potere su ciò che si desidera, perché ciò che si desidera è aldilà delle proprie possibilità, quand'anche si avessero delle possibilità(1).

Il mito di salvazione è la costruzione di un sistema internamente coerente di giustificazioni dello status quo, o delle proprie aspettative su una situazione, quando queste esternamente siano effettivamente poco fondate se non addirittura improbabili e non plausibili. Il mito di salvazione si compone di momenti e dettagli che vengono inanellati in maniera sequenziale al fine di dimostrare la bontà di una situazione che nel suo complesso non è affatto buona o non corrisponde all'immagine che di quella situazione si ha.

È ricorrente il ricorso al mito di salvazione quando ci si sente impotenti di fronte ad un desiderio.

(1) In Giacomini (2009) si afferma che l'impotenza deriva esclusivamente dall'incastonatura del Sé in un sistema rigido di ruoli e quindi di aspettative. Lo riportiamo per dovere di divulgazione

martedì 13 ottobre 2009

il dominio della forza

Roma, gay aggrediti in centro. | Nuovo gesto omofobo a Roma: attacco incendiario contro locale gay. | Firenze, calci e pugni contro un gay: aggredito nel giorno anti-omofobia. | Infastidito da effusioni accoltella due gay: "Perché arrivare a uccidere per niente?"

Oggi hanno bocciato il testo sull'omofobia.


giovedì 8 ottobre 2009

d = 0

«Tornato a casa, pensava a quelle volte in cui sembra che il tuo mondo imploda. Le persone che pensavi lontano, difficilmente incontrabili, perfettamente perse nelle loro vite distanti, in quei momenti, che poi sono giorni, si ritrovano vicine a te, intersecano i loro percorsi con il tuo, la distanza diventa zero, e anche se è passato molto tempo, anche il tempo torna ad essere quello della quotidianità con quelle persone, o il tempo dell'ultimo incontro. Come ieri. Sembra quasi una moneta di immobilità, proprio quando (...)»

giovedì 1 ottobre 2009

il filo del rasoio

Troppo spesso si dimentica di considerare la scienza come in parte applicabile alle questioni della vita quotdiana. In questo caso, applicarla alla dinamica relazionale è assolutamente utile.
La premessa è che bisogna percorrere la distanza più breve fra due punti collocati nello spazio e nel tempo. Se i punti in questione sono due persone, ossia se siamo in un'ottica di ottimizzazione della performance relazionale, può tornarci molto utile rispolverare una vecchia ma eterna strumentazione mentale: il rasoio di Occam.

Ci sono quindi tre principi da applicare al ragionamento, o nel caso specifico all'interazione:

1) Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, ossia restare concentrati su un obiettivo alla volta, sia esso semplice o complesso ma pensato come tutto. Letteralmente: Non moltiplicare gli elementi più del necessario.

2) Pluralitas non est ponenda sine necessitate, il che sta a dire che bisogna considerare come variabili della performance solo ed esclusivamente gli attori in essa coinvolti, nel caso specifico i due performer della relazione che si sta interagendo. Letteralmente: Non considerare la pluralità se non è necessario.

3) Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora, cioè non serve a nulla complicarsi l'esistenza con troppe elucubrazioni, bisogna attenersi a pochi ed essenziali elementi. Letteralmente: È inutile fare con più ciò che si può fare con meno.

In altre parole, inutile complicare ciò che può essere semplice. È vero che una relazione fra due persone non è mai semplice, ma bisogna considerare che a volte basta stare bene, piacersi reciprocamente, per bandire le ciance e ricercare la semplicità e la sinteticità. Quindi è in un certo senso semplice, almeno l'avvio.