mercoledì 20 maggio 2009

mi-vida

È sempre un'epifania dell'animo, scoprire di essere in una Milano diversa, che agli occhi di chi sa guardarla è diversa. È così che ci si sente ad assaporare la prima fetta d'anguria dell'anno, della stagione, sotto l'inizio di una serata da primi caldi, dopo un sobrio aperitivo "alla milanese" sui sempiterni navigli. Sapere che c'è un posto, che non tutti conoscono, che vorresti far conoscere a chi ti dice che Milano è tutta movida, settimana della moda, del mobile, del design, tutta gente per le strade e anziani comitati di quartiere, tutta freddo e grigiore o caldo afoso e traffico, individualismo e via dicendo. C'è un posto così, lontano dal centro, dove ti mangi l'anguria, immerso nel verde che ci si può permettere, ed è pure buona. Milano è pure buona.

Milano, Piazza Tripoli.

vaffa... te e l'importanza

Il presidente della Regione Puglia, nonché capo di Sinistra e Libertà, Nichi Vendola, ha sempre attirato le mie simpatie, per il suo operato e per le sue scelte, tra il personale e il politico. Il ministro Maurizio Gasparri, invece, ha sempre attirato le mie antipatie, perché rappresenta tutto quello che nella politica non dovrebbe esserci, a partire dall'ignoranza alla bieca sottomissione ai leader di parte. Bene, detto questo, mi chiedo che cosa sia considerato realmente importante nel servizio d'informazione che un quotidiano nazionale come il Corriere della Sera decide di offrire, se il "vaffa" pronunciato tra i denti da Vendola all'indirizzo di Gasparri, durante una di quelle forme di bagarre riempi-serata quale Ballarò (con tutto rispetto, ma tra L'Infedele di Lerner il lunedì, Floris il martedì e Annozero santoriano il giovedì, c'è da farsi venire un'ulcera, aldilà del valore dei programmi), o l'ottuso difensismo del ministro nei confronti del suo premier, ovvero è più importante l'indignazione di fronte alla contraddizione di un potere corrotto, o la manifesta pecorinaggine giustificatoria della maggioranza?

domenica 17 maggio 2009

the sound of silence?

Questa mattina assumevo, insieme alla colazione frugale della solita domenica, le pagine di un quotidiano a tiratura nazionale, che per comodità chiamerò Corriere della sera, e di un quotidiano di partito a tiratura un po' meno diffusa, che per comodità chiamerò l'Unità
Sfogliavo speranzoso. Ma chi visse sperando... Tra un plumcake coop e un succo di frutta alla pesca, nemmeno un accenno alle manifestazioni inerenti la Giornata Mondiale contro l'Omofobia. Si parla di Noemi, di villette abusive, degli infrascazzi della sinistra. Su l'Unità una colonnina con 5 domande alla rappresentante del Circolo di Cultura Omosessuale M. Mieli di Roma, poi basta. 
Ma si parla un sacco della repressione del Gay Pride di Mosca, definito dalla politica russa "satanico". Un monito, o una sottile presa di parte?  
La manifestazione, silenziosa nei suoi intenti, è fin troppo silenziosa. 
Sui giornali, mi sa che ha già perso. 

That's all, folks.

giovedì 14 maggio 2009

doppio click

«"Io sarò la vostra coscienza e la vostra vergogna, la condanna alle vostre misere vite future. Io sarò la voce delle vostre vittime, le lacrime impiccate sugli occhi stanchi, stanchi dopo le ore passate a cercare di convincervi della bontà delle cose. Io sarò lo sguardo deluso dell'ultimo corpo che vi raggiunse con speranza, truffato dalla disperazione di una solitudine improvvisamente interrotta. E perchè mi fate schifo tutti, sarò la voce, la coscienza, l'emblema della vostra vergogna" disse, e poi si allontanò dalla stanza, spegnendo il suo stesso entusiasmo nel fumo di una sigaretta senza filtro.»

mercoledì 13 maggio 2009

la giornata del fauno urbano

La metropolitana, in quell'ora strana tra le 9 e le 10, è sì piena, ma non affollata: ancora non si sudano fiotti di umori e feromoni. Si arriva alla destinazione carichi delle sgomitate, pieni di vitalità, in più oggi splende il sole e il vento fresco del mattino rende tutto più tollerabile. Si sale un piano, peccato la comunicazione fallace, quel che è privato sembrava pubblico, poco male, si esce e si ha tutta la giornata davanti, si possono anticipare appuntamenti, ci si può prendere del tempo. Ad esempio nella piazza si può salire sul tram della nostalgia, il serpente arancio che percorre una delle grandi direttrici verso nord, per poi, a sorpresa, girare verso la piazza che ha il nome delle scienze. Tutto è diverso, lo spazio è come avevi immaginato che sarebbe diventato, o come avevi sperato che sarebbe diventato, e sei un bambino che si stupisce di ogni angolo, di questo tripudio di gente: c'è primavera, sei l'abitante della metropoli simmeliana ma non hai ancora assunto un atteggiamento blasé, perdi tempo girando intorno, tanto la meta non si sposta, ci arriverai con calma, ora vuoi solo vedere cosa hai visto nascere e non hai potuto vivere. Chi lo avrebbe mai detto. Ti balena in mente l'idea che la bellezza degli obiettivi manifesti nasconda una cruda politica negli obiettivi impliciti e non detti: campus/ghetto? Deciderà il lungo periodo. Tu oggi sei un indiano metropolitano. Riesci ad attraversare la città, dopo le ore con la vecchia amica al nuovo convegno su vecchi miti, in meno di mezz'ora per sorseggiare una fresca bevanda di malto e luppolo e scoprire, dal racconto lagunare dell'amica redeunte, quanto piccolo possa essere questo triste mondo malato, in cui oggi il sole la fa da padrone che sembra agosto. Ti viene in mente la revolution, e l'estate al forte. Non resta che tornare a casa, per la strada più lunga. 

lunedì 11 maggio 2009

la considerazione delle persone

«(...) che questa volta - anche questa volta? - aveva ricoperto il ruolo che qualcuno sembrava avergli assegnato, senza chiedere l'autorizzazione al trattamento della vita personale, ovvero il ruolo del fraintenditore, del pensatore e del creatore di equivoci; mentre aiutava il giovane amico a organizzare l'incontro con il compagno di sempre, o ascoltava dal giovane amico le confidenze di un incontro che sapeva di primavera, cercava di immaginare perché, nonostante lui stesso avesse sempre un chiaro atteggiamento aggressivo verso le persone che destassero il suo interesse, diciamo, primaverile, queste non facessero altro, da sempre, che crederlo un'amichevole disponibilità, sentendosi galvanizzati nel fare del povero fraintenditore il contenitore delle proprie confidenze esistenziali, trovando fertile terreno nel generoso e disponibile altruismo che lo contraddistingueva, rinsaldando un ruolo di cui era realmente stanco, che faceva pensare che fosse sempre lui a sbagliare nella percezione del significato nelle situazioni; quando invece tutto suscitava in lui la gelosia dell'orgoglio, quella sensazione di fastidio (...)»

mercoledì 6 maggio 2009

millesimi

«Non so voi, ma a me non piace particolarmente questa opposizione pettegola. Considerando che non siamo in un paese dove il capo del governo può essere affondato via scandalo à la Clinton, trovo la strategia della campagna sul gossip abbastanza da salottino da tè. A me, strenuo difensore della vita privata, piacerebbe assai di più una lacerante campagna elettorale basata sulle contraddizioni legislative e sulle derive decisioniste, ossia sull'operato politico del soggetto in causa. A me, di papi e della first lady governativa che non vuole più esserlo, sinceramente, non frega un c.» 

(da Ego Medesimo, Opinioni di un fauno, 2009)