martedì 8 aprile 2008

intimo metropolitano

[...] dall'altra parte della città, ci metterò un'ora, allora non mi resta che uscire. Il passo è veloce verso la metropolitana - intestini ferrati - e il treno arriva subito, so già dove scendere, come non potrei saperlo? Le facce della mia gente mi accompagnano in questo viaggio transeunte, mi piace usufruire del trasporto intermodale, mi piace usare la parola intermodale. Scendo da un treno, su per la scala, di nuovo alla luce di un cielo che non promette bene, non promette e basta, è solo un cielo grigio come tanti altri, e sgocciola a lunghi intervalli, come casualmente. Il 27 è lì, lo prendo al volo e mi lascio accogliere nel suo ventre arancione e nero - intestini ferrati - mentre sfrigola scivola scroscia sulle rotaie di un'affascinante rete ferroviaria cittadina, percorre il lungo viale che dal Duomo passa davanti al Tribunale - prossima fermata: Vittoria Tribunale - e c'è una marea di gente, ad ogni fermata. Il cammino è lento, ma la velocità non è propria di questa esperienza, al contrario di quanto molti potrebbero pensare. Il fascino della lentezza, del percorso segnato, incastonato nel ferro marrone scuro di un binario che sembra uscire dal cemento con una discrezione elegante. Non si cambia direzione, sempre dritti, Porta Vittoria è piazza di storia. Chissà perché, penso, si chiamano "arterie", questi raggi che dal centro tagliano la città a spicchi; come le arterie portano sangue pulito al cuore? Mi piace essere d'accordo con la mia città. La mia città che non mi giudica, la mia città che mi sa dire sempre dove andare, la mia città che in un'ora sei dall'altra parte. Prossima fermata: XXII Marzo Umbria, Largo Marinai d'Italia; chi ha detto che Milano non ha verde? Ogni piazza è un polmone, una fontana, un monumento di aria. Qual è il numero degli alberi? Dio solo sa se questa città ha alberi, ma ne ha, respirano il grigio e liberano il verde. La lunga strada verso il pranzo è dritta, fino al limite dell'oceano metropolitano, cambierà nome ancora una volta, ma sarà sempre quella traiettoria dal centro in fuori. Un'impercettibile virata a destra, rumorosa - intestini ferrati - per immergersi in una via larga quanto un viale, un'autostrada: questa è la mia città, larghezza, ampiezza, e poi improvvisamente, dietro un angolo, stretta piccola rassicurante. Prossima fermata: Mecenate Fantoli, sono arrivato, lì qualcuno mi aspetta. Il viaggio è solo a metà, questa è solo l'andata. Mi urlo dentro quanto amo questa città, anche solo per il fatto di essere sceso dal tram chiedendomi: dove sono? Tutt'intorno ha iniziato una pioggia che sa di oltremanica [...]


«Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c'è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l'aria respirabile perché viva la mente; ed il cuore, lungi dal farci torto non serve spesso che a rinvigorirla. Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella, che ti si aggira attorno, provi il bisogno d'isolarti, assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna. E la solitudine ti è popolata da tutte le larve affascinanti che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate patrimonio della tua mente.»
(Giovanni Verga)

1 commento:

Unknown ha detto...

io.mi.sono.commossa.