domenica 12 aprile 2009

not another gay movie

Stasera si è andati a vedere Diverso da chi?

«Not another gay movie», mi verrebbe da dire. È vero, il protagonista (un sempre più sorprendentemente abile Luca Argentero) è gay e vive con il suo compagno (un forse rischiante Filippo Nigro) e la solita famiglia allargata (à la Ozpetek)(1). La storia è stata raccontata da sempre: la candidatura a sindaco, e la collaborazione che ne segue con la furia centrista (Claudia Gerini, perfidamente adorabile); l'improvvisa attrazione fra futuro sindaco e vice, la dialettica fra famiglie, una concezione tradizionale e una concezione, per opposizione, moderna (2). 

Ma non è un film prettamente gay. È un film che parla dei meccanismi della politica, forse svecchiando certe retoriche da fiction salvifica. Parla della politica com'è diventata, della grande macchina della comunicazione. Parla della possibilità che convivano modernità, tolleranza, differenze (rappresentate dal candidato) e tradizione, valori, protezione (la vice) nello stesso programma; parla dell'inutilità degli estremismi, della non-necessità di una plateale manifestazione della vita privata a manifesto della vita politica, della polis; parla del bisogno di ridefinire i concetti più vetusti, almeno nel loro utilizzo di campagna. 

Un film che, se non si pensa più al fatto che abbia al centro vite gay (3), diventa sottile e fine, delicata satira dei meccanismi della rappresentanza, e un pizzico denuncia del fare male la politica, che non è più la res politica, ma la res politicorum.



(1) È da pensare che la tradizione inaugurata da Ozpetek abbia un esplicito fine politico? Sensibilizzare e rendere abitudine, questa è la missione. 
(2) Guarda un po' l'archetipo della contrapposizione sociologica fra tradizione e modernità...
(3) Ogni progetto sarà compiuto solo quando questo succederà, che si racconterà: «è un film in cui un uomo tradisce il suo compagno con una collega...»

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