giovedì 16 aprile 2009

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Metabolizzati gli x-inediti, ne parlerei.

Premetterei che la presenza di Mogol, aldilà della spettacolarità della presenza, è stata, a mio parere, assai inopportuna: i suoi giudizi riflettevano l'esperienza di un cantautorato del secolo scorso, in cui la linearità del testo era un valore, funzionale alla trasmissione del messaggio. 
Così da trovare inutili le rimostranze grammaticali sul testo di Jury, quando invece «lascia cadere il vestito e la sera» è molto più efficace di «lascia cadere il vestito stasera», perchè la finalità del testo è diversa da quella che Mogolo gli avrebbe dato, se avesse dovuto scriverla lui, magari per un Battisti, che avrà sicuramente avuto un romanticismo musicale adatto al suo tempo. 

La sistemazione di Jury accorpa in maniera poietica le figure della sera e del vestito, accomunate dall'atto della caduta. Bravo Jury! Ma questa è l'unica cosa che mi è piaciuta dell'inedito del bresciano, che per il resto è del tutto simile alle musiche che gli hanno fatto cantare o che a lui piace cantare, da Drops of Jupiter a Chariot a Wherever You Will Go. Non mi ricordo nemmeno il titolo. Il problema è che ce lo avevano venduto un po' meno melody.

Passando a Daniele Magro, il suo testo è interessante,  altrettando ripetitivo, ma un ottimo tormentone estivo, seguendo la logica giusyferreriana.  Pensavo arrivasse alla finale, ma come ha detto la Ventura, è pronto per fare a meno di X-Factor. Non nascondo che mi è sempre stato un po' antipatico (vedi il post precedente), perché personalmente sono un po' stufo di voci artificiose, tirate a lucido con la carta vetrata, graffianti per essere graffianti. Quindi per me è proprio un No, il suo pezzo, nel complesso. Ammiro però la caparbietà nel preservare il cliché che si è creato intorno a lui. 

La canzone bastarda dei Bastard Sons of Dioniso è finalmente giunta a noi. Forse l'arrangiamento musicale è scontato, fors'anche un tantino mutuato dai Kiss, come ho potuto più volte riscontrare nei vari forum iutubbiani, ma il testo rende giustizia al loro talento; potevamo aspettarci di meno da un gruppo che ha rinverdito un pezzo del Cinquecento? «Lo sguardo a volte ha fame, vuol saziare l'appetito», ha un che di evocativo, e sterile è la polemica sulla scelta stilistica fra anima e animale, polemica di un Morgan all'orgasmo per essere seduto di fianco al suo Totem della composizione (che fino a qualche anno fa non conosceva, o ripudiava). Sterile anche perché, se ci si pensa, sarebbe facile andare in fondo all'animale, ma che mi dite dell'ossimoro «la tua bellezza sale fino in fondo all'anima»? Si sviluppa così L'Amor Carnale verso la musica.

Infine, Impossibile non parlare di Matteo. Solo a me sembra un incrocio tra Massimo Di Cataldo e Francesco Renga? Potrà mai essere una popstar? Chiedeva la Ventura qualche episodio fa. Mah, forse se duettasse con Youssou N'Dour o sposasse Ambra Angiolini. Certo può fare un remake de I ragazzi del muretto, ma non credo possa essere voce dei Timoria. Bando alle ciance, ha stancato molto questo suo inscatolarsi melodico da serenata e Serenase. Ha una voce a tratti particolare e buona, ma non la sa usare e spesso non si capisce cosa dice, con dissimulato smacco del guru ex novo della musica d'autore italiana, sir Marco Castoldi.


 

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