martedì 28 ottobre 2008

un sessantotto, e grazie per la considerazione

Dopo 40 anni esatti si torna nelle piazze, gli studenti rinverdiscono le modalità che i loro padri raccontano con orgoglio, o con abiura. 
L'avvicendarsi delle generazioni si ha ogni 15-20 anni, secondo la sistematizzazione, ancora valida, di Mannheim. Ci sono quindi volute dalle due alle quasi tre generazioni perché l'Università tornasse in piazza a manifestare per la propria salvezza. 
Purtroppo siamo un popolo di romantici nostalgici, e non possiamo evitare il confronto con la ribellione del Sessantotto, cercando di cogliere nessi, differenze, uguaglianze. Io mi esonero dal paragone. Quello che vedo, però, è una certa vitalità che è stata per troppo tempo estranea alla popolazione scolastica italiana, per quanto ogni anno sia epoca di picchetti, autogestioni, occupazioni. Ricordo una lunga occupazione in quarta liceo, 10 giorni, preceduti da una settimana di autogestione (con i collettivi onnivori e onniscenti), e seguiti da qualche giorno di cogestione (termine che credo venne inventato ad hoc per significare un'autogestione di studenti, con i loro collettivi, e professori, con lezioni sulle tematiche e le motivazioni dell'agitazione). Belle esperienze. 
Quello che vedo è una protesta sana, trasversale, una protesta "per categorie": gli studenti universitari per l'Università, destra sinistra centro centrodestra centrosinistra centrocentro insieme; gli studenti universitari per le lezioni ad ogni costo, perchè non è vero che il fancazzismo è di sinistra e il secchionismo di destra; gli studenti delle superiori per la Scuola Superiore; e così via. 
La protesta non ha niente di politico, è apartitica, checché i Vespa, i Mentana, i Vari strumentalizzino e cerchino di farla confluire nella gelminiana "campagna di disinformazione della Sinistra sulla Riforma". 
Quello che accomuna tutti in un'unica protesta è la lotta contro un certo modo della politica di fare le cose: andare avanti nonostante tutto. Far credere che non si è capito, che siamo tutti rincoglioniti e non leggiamo le cose. Grazie per la considerazione. Dire che siamo pochi - ma si sa che le rivoluzioni (se questa lo è, non lo so), o comunque le proteste arrivano da minoranze, se arrivassero dalle maggioranze sarebbe comune opinione. Intortare dicendo che si guarda a Obama per le riforme della scuola, quando il Barack spinge per più fondi alla scuola pubblica, e non a tagli a destra e a manca. 
Perché non siamo scemi che si parcheggiano all'Università, passivi, a subire le decisioni che dall'Alto piovono "nonostante tutto". 
E perfavore, chiudete Studio Aperto: rispetto gli studenti che vogliono fare lezione, e gli studenti che vogliono manifestare; ma mi sembra una bieca operazione demagogica usare gli uni contro gli altri con maliziosi montaggi video. 
Cattiva Maestra. 

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