martedì 20 maggio 2008

l'antipasto

La vendetta è un antipasto freddo, un buffet di iniziative, la vendetta è un repertorio di azioni; non esiste un'ideologia della vendetta, ma come tutte le scorrettezze è una specie di ciclovirus (tipo herpes) che resta in circolo dopo la prima manifestazione, resta in circolo per tutta la vita, e riemerge prepotente quando il fisico o la mente o l'anima sono particolarmente deboli, sotto stress.
È per questo motivo che evitava di contrarla, la vendetta come reazione, non faceva per lui; credeva fosse una dote dei deboli, e per quanto si ritenesse assai debole in quel momento, era una dote che non voleva portare allo sposalizio con la nuova vita. Preferiva mantenersi corretto, quasi procedurale, burocraticamente ritualistico, ligio alla norma della lettera scritta, sforzandosi di raccontare i fatti e non i sentimenti, più per non restarne sempre e ancora coinvolto fino al pianto, che per una reale volontà di trasposizione ad altri del proprio vissuto. Concetti difficili, che vengono su dal nero del caffè mattutino. Da troppo tempo faceva i conti con la paura del male, e da troppo tempo ragionava sul male della paura. L'aveva pensata così, per fare effetto sul lettore.
Ma la vendetta, sarebbe stata solo una risposta misurata sulla quantità di male, come il rabbocco della cattiveria ad un distributore. Ma a differenza di certe benzine, non avrebbe pulito il motore, no; doveva e voleva solo chiudere tutta la faccenda, restando fra i protagonisti il buono. Il Bene era la sua amata debolezza.